Nel 2001 Steven Spielberg dirigeva il film “A.I. Intelligenza Artificiale”, basato su un’idea di Stanley Kubrick: la storia si svolge in futuro lontano, precisamente nell’anno 2125, nel quale gli esseri umani per superare le avversità di un mondo profondamente diverso dal nostro, ricorrono a robot estremamente evoluti, in grado addirittura di sostituirsi alle persone stesse, prendendone le fattezze.
Tutti questi ingredienti fanno di questa pellicola uno dei grandi cult della fantascienza anche se stando alle ultime scoperte, realtà e finzione stanno convergendo sempre più verso lo stesso punto: le moderne intelligenze artificiali stanno facendo dei passi avanti notevoli e la data del 2125 potrebbe essere “bruciata” dagli sviluppi tecnologici ai quali stiamo assistendo e ai quali assisteremo nel prossimo futuro.
Si è sempre pensato che le intelligenze artificiali avrebbero potuto svolgere migliaia di compiti ma difficilmente sarebbero potute arrivare a sviluppare una sorta di propria creatività e fantasia. Bene, oggi questo concetto è stato confutato dal libro “The Day A Computer Writes A Novel”, titolo emblematico per il primo libro scritto interamente da un computer. Sì, avete letto bene: “da” un computer non con “un” computer. Un testo talmente buono da aver ingannato anche una giuria di veri scrittori, ovvero quelli del Nikkei Hoshi Shinichi Literary Award, uno dei premi letterari più importanti del Giappone.
Il libro scritto dal robot ha superato le selezioni iniziali (al contrario di altri testi scritti da intelligenze artificiali) e ha concorso sino all’ultimo per la vittoria del premio. Un risultato incredibile, visto che la giuria non ha avuto nessuna percezione del fatto che l’autore del libro fosse un ammasso di circuiti e chip. Certo, per la trama il computer ha dovuto chiedere una mano ai suoi costruttori, che hanno sviluppato in anticipo trama e personaggi, ma la stesura del testo è avvenuta in modo completamente autonoma, senza che si potesse distinguere il libro da uno scritto da un essere umano.
Se il computer sa fare i compiti letterari è bene anche che l’intelligenza artificiali si goda un po’ del proprio tempo libero giocando. Il vero problema è che presto potrebbe non avere avversari che possano appassionarla: infatti le A.I. hanno una particolare predilezione per i giochi di strategia e logica, nei quali sono stati capaci di battere i rispettivi campioni.
La serie di giochi nei quali sono stati testate le intelligenze artificiali sono ampie e variegate e spiegano bene come le capacità della A.I. stiano diventando sempre più sofisticate e versatili.
Iniziando dagli scacchi, un gioco nel quale entrano in ballo diversi fattori legati alla strategia e alla capacità di prevedere le mosse degli avversari, nel quale il computer IBM Deep Blue riuscì a battere il Campione del Mondo in carica Kasparov già nel 1996, ovvero 20 anni fa.
Solo qualche anno fa invece un’intelligenza artificiale è stata in grado di giocare a Texas Hold’em, un gioco le cui regole sono particolarmente complesse, nel quale per antonomasia servono delle capacità umane, in fatto di lettura dell’avversario, capacità di bluffare e capacità di gestire un bankroll. Ebbene, Cepheus è riuscito ad annientare tutti gli avversari nella modalità Heads up, ovvero nell’uno contro uno, nel quale il computer è riuscito a elaborare una strategia vicinissima a raggiungere l’equilibrio di Nash.
Infine, proprio in questi giorni è arrivata la notizia che un’intelligenza artificiale sviluppata da Google è stata sul punto di battere il campione di Go, uno dei giochi più antichi della storia. Dopo 2500 anni ad appannaggio del genere umano, il gioco di strategia e intuito ideato in Cina è diventato terra di conquista per le intelligenze artificiali, che negli anni passati non erano mai arrivate a mettere in difficoltà i maestri di questo gioco, proprio perché venivano richiesta abilità considerate prettamente umane.
Adesso Google ha deciso di raccogliere la sfida e il suo AlphaGo è riuscito ad arrivare a un passo dalla meta, risultato che lascia intendere che nei prossimi anni anche questo risultato verrà raggiunto dalle A.I.
A questo punto viene da chiedersi quanto manchi effettivamente prima che qualche bambino robot inizia a circolare per le nostre città, proprio come nel film ideato da Kubrick.