Gli aeroporti e la polizia adottano già da diversi anni lo scanner oculare che riconosce le persone sulla base dei capillari della retina oppure della conformazione dell’iride. In condizioni ottimali questo sistema è pressoché infallibile. L’orientamento della luce o le lesioni dell’occhio possono interferire nell’identificazione. In più la scansione dell’iride può essere ingannata usando una fotografia dell’occhio.
Inoltre, gli scanner sono nella maggior parte dei casi a infrarossi e non possono essere impiegati sui dispositivi mobili, al contrario della app EyeVerify che fotografa gli occhi e riconosce la persona sulla base delle vene del bulbo oculare, anche se i produttori sostengono che è sufficiente una fotocamera da 2 Megapixel. Dalle quattro immagini rispettivamente destra e sinistra dell’iride di ciascun occhio, basta che almeno una corrisponda perché l’app sblocchi il telefono. Perciò è possibile sbloccare il cellulare anche con un occhio nero per poi chiamare il medico. Per distingue una foto da una persona in carne e ossa, l’app modifica casualmente il punto di messa a fuoco della fotocamera per verificare la reazione sull’occhio.
Dalla versione Android 4.0 è possibile sbloccare lo smartphone tramite il riconoscimento facciale. La funzione Face Unlock funziona in modo efficace ma solo con buone condizioni d’illuminazione. In controluce, per esempio in pieno sole, ci vogliono diversi tentativi. Visto che inizialmente Face Unlock si poteva ingannare con una foto, adesso bisogna fare l’occhiolino per dimostrare che si tratta di una persona vera. Gli utenti pc possono usare il software Blink per il riconoscimento facciale. Il riconoscimento 2D spesso utilizzato identifica l’utente sulla base di circa 80 caratteristiche (distanza tra gli occhi, larghezza del naso ecc.) che poi analizza sulla base di un valore di riferimento o di un raffronto con il modello. Poiché il riconoscimento 2D ha una certa probabilità di errore e non è resistente alle contraffazioni, la tendenza è ricorrere allo scan facciale 3D. meno sensibile all’illuminazione.
Una misurazione della struttura facciale precisa al millimetro garantisce un’identificazione più accurata. Inoltre l’analisi aggiuntiva della struttura della pelle distingue addirittura i gemelli monozigoti.
Le forze dell’ordine impiegano questo sistema già oggi con la app per smartphone Animetrics FaceR MobilelD.
Su notebook, tastiere e attraverso scanner Usb esterni esiste già da diversi anni la possibilità di fare una scansione delle impronte digitali. MyIDkey è un progetto interessante: si tratta di una chiavetta Usb protetta con le impronte digitali per archiviare password, documenti o foto, che cifra tutti i dati. Si collega con altri dispositivi tramite Usb o Bluetooth oppure mostra i dati di login sul display, genera password sicure e elimina i dati in caso di più tentativi errati.